giovedì 15 maggio 2014

Comune di #Treviso: dalla promozione degli orti urbani al taglio degli orti botanici!

Dagli orti urbani da potenziare della campagna elettorale siamo ora agli orti botanici tagliati dall'Amministrazione... 
La Giunta di Treviso continua a distinguersi per scarsa coerenza con le promesse elettorali...

Riporto più sotto alcuni articoli dei quotidiani di martedì 13 maggio e qui alcuni miei commenti.

- Per la Giunta 15.000 euro sono una spesa eccessiva per i nostri orti botanici ma con il regolamento sull'imposta di soggiorno (di cui abbiamo già parlato) si prevedono incassi per 300.000 euro che dovranno essere utilizzati per cultura e paesaggio.

- Sulla partecipazione pare che anche i consiglieri di maggioranza stiano provando l'ebbrezza di dover solo ratificare decisioni altrui: sulle questioni importanti (gli spazi pubblici, il PAT, l'aeroporto,...) la minoranza non è mai stata coinvolta, se non marginalmente dopo la nostra strenua insistenza.

- Chissà che l'annunciata rivoluzione degli istituiti della partecipazione ci permetta, come cittadini, di vedere le carte del progetto della Cittadella della Salute e discuterne, prima che sia tutto deciso
Il partito del premier Renzi proclama trasparenza su EXPO e grandi opere: speriamo che il Sindaco di Treviso, espressione dello stesso partito, segua l'esempio con qualcosa di più dell'illustrazione che abbiamo già visto sul megaprogetto dell'ospedale di Treviso che vale circa 250 milioni di euro...


Il Gazzettino - martedì 13 maggio
La giunta taglia i fondi: orti botanici a secco 
Gli orti botanici, fiore all'occhiello dell'Accademia Trevigiana del Territorio, chiudono. L'amministrazione comunale ha comunicato a Gianni Anselmi, che trent'anni fa li creò dal nulla, di voler sospendere il contributo da 15 mila euro all'anno fissato per il loro sostentamento: «Hanno detto che non è una spesa necessaria - sbotta Anselmi - ma qui stiamo parlando di cultura, di un'esperienza a livella nazionale. Se il ragionamento è questo allora non è necessaria nemmeno la biblioteca comunale o il museo di Santa Caterina: non servono mica per mangiare».
      E nemmeno gli orti botanici servono per mangiare, ma per creare cultura sì. E per questo Anselmi è particolarmente affranto e non sa più cosa fare per evitare la fine di un'esperienza a suo modo unica. Gli orti botanici si trovano in due grandi appezzamenti lungo viale Nazioni Unite e accanto al liceo scientifico Da Vinci. Sono ampi, in totale, 20mila metri quadrati, con centinaia di specie arboree accuratamente catalogate, coltivate e accudite. Due piccoli gioielli, uno dedicato alla memoria di Francesco Busnello, lo sfortunato ragazzo trevigiano che a metà anni Ottanta morì in un incidente, e per primo in Italia donò il cuore, e uno a due importanti botanici italiani come Spegazzini e Marcello. Il primo è riservato alle specie da frutto autoctone, il secondo invece è un appezzamento pensato per custodire e difendere alberi e piante che da altre parti avrebbero difficoltà a sopravvivere. Anselmi ha contribuito alla loro crescita e fama al punto che, ogni anno, esperti da varie parti del mondo arrivano a Treviso per ammirare tecniche di conservazione e di cura.
      «L'Accademia si prende cura dei due appezzamenti - continua Anselmi - facciamo tutto da soli, il Comune ci dà circa mille euro al mese. Non è una grande cifra se teniamo conto anche dell'attività di ricerca che viene svolta, per non parlare del taglio dell'erba, della potatura e di tutte le spese necessarie. Senza quei soldi è impossibile andare avanti. Hanno detto che potrebbero aprire un bando per darli in gestione, ma solo a chi sceglierà di lavorare gratis, perché non ci sono fondi. Sinceramente non so come possa essere possibile. L'Accademia non parteciperà al bando. Non so cosa dire, sono molto deluso. Ho creato io, quasi trent'anni fa, quei due orti. Siamo costretti a chiudere tutto e cancellarli dal registro della Società Botanica Nazionale».

Nuove regole per le consulte «Cittadino più coinvolto»

(P. Cal.) Rendere concreta la possibilità dei cittadini di partecipare alla vita amministrativa del Comune: con questo obiettivo Impegno Civile ha inserito nel Dup (Documento Unico di Programmazione) alcune proposte.
      Nei prossimi mesi la maggioranza discuterà di: modifiche al regolamento per l'utilizzo delle sale comunali, argomento già all'esame della commissione; l'istituzione della Anagrafe Pubblica degli Eletti; il Regolamento della Consulta delle Associazioni sociali, culturali, sportive e ricreative; il Regolamento dei Consigli delle Comunità Straniere e della Consulta Cittadina, dell'Immigrazione; il Regolamento delle Consulte di Quartiere.
      «Con l'inserimento nel DUP - specifica Luigi Calesso (nella foto) coordinatore comunale di Impegno Civile- inizia il percorso che porterà al superamento della "concezione proprietaria delle istituzioni" che ha caratterizzato le amministrazioni leghiste per arrivare, invece, a delle dinamiche partecipative che affianchino ai meccanismi della democrazia rappresentativa quelli della democrazia diretta».

La Tribuna - martedì 13 maggio
Coppie di fatto 
Zanata contro i suoi: «Poca concertazione» 
Il punto non sembra tanto essere cattolici o meno. Ma consiglieri o assessori. Almeno a leggere le riflessioni pubblicata su facebook da Domenico Zanata (in foto), consigliere del Parito democratico e presidente della commissione statuto a palazzo dei trecento sulla proposta del regolamento per le unioni civili. «In questa maggioranza non vi è alcuno che contrasti le libertà e i diritti civili; anzi, ciascuno a modo proprio è favorevole ad un loro ampliamento. Il nodo, come al solito ultimamente, è il metodo. Abbiamo parlato tanto di partecipazione» continua Zanata, «ma poi dimentichiamo la prima partecipazione necessaria nella democrazia rappresentativa: quella dei rappresentanti. Presentare un testo già pronto, peraltro molto perfezionabile, pretendendo tempi di approvazione serrati e manifestando fastidio a fronte delle richieste di approfondimento, o addirittura arroganza nel vantare una supremazia dei ruoli, o ancora impartendo lezioncine sui diritti civili, non è certo un buon viatico per il successo di un’iniziativa che è, indiscutibilmente, patrimonio comune di tutta la maggioranza». Insomma, il cammino dle regolamento che fu una delle prime bandiere della nuova amministrazione – incredibile ma vero – pare ancora tutto da definire e già in salita. È il consiglio dunque che vuole dettare la linea alla giunta, e non viceversa. Segno che forse è mancata una partecipazione e concertazione prima della stesura di una prima bozza della normativa interna che potrebbe regolarizzare convivenze «non soltanto omosessuali, ma anche eterosessuali» ha più volte sottolineato l’amministrazione, quella in giunta. 

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