venerdì 18 settembre 2015

L'incredibile documento del Sindaco di #Treviso sull'urbanistica

Per comprendere meglio il motivo del titolo è necessaria una breve premessa sugli strumenti di pianificazione urbanistica comunale.
Gli esperti ci perdoneranno l'eccessiva semplificazione e l'inevitabile approssimazione dovuta a esigenze di brevità e linearità.

Chi vuole può saltare al paragrafo "I contenuti".
Premessa
Il Comune si dota di un piano urbanistico per definire cosa si può fare e dove (es. costruire case, insediare una fabbrica, realizzare un centro commerciale o un parco pubblico, erigere una scuola, coltivare un campo, ecc.) .
In passato questo piano era detto Piano Regolatore Generale (PRG) e conteneva in sé sia la parte di visione complessiva della città e delle regole generali (la dimensione "strategica"), sia la parte di dettaglio e operativa (la dimensione "conformativa"): ovvero, ad esempio, l'indicazione di quali zone devono essere un parco, in quali costruire abitazioni, in quali aprire un supermercato e così via.
Di recente, o meglio dal 2004 ma poi i vari Comuni ci hanno impiegato anni ad adeguarsi, la normativa regionale veneta ha spaccato in due questo piano separando la parte strategica, chiamato piano di assetto del territorio (PAT), da quella conformativa, il cosiddetto Piano degli interventi (PI), che poi può subire diverse modifiche più o meno ampie tanto che si parla anche di più piani degli interventi, più PI.

La legge prevede che prima si definisca la strategia, il PAT, e poi si definisca il o i piani di dettaglio, PI.

Ovviamente non è pensabile che nel tempo che passa tra la definizione, cioè l'approvazione, del PAT e la definizione, cioè l'approvazione, del PI, che può richiedere mesi se non anni, nessuno sappia dove e cosa si può fare. Perciò la norma prevede che con l'approvazione del PAT il vecchio PRG si trasformi nel primo dei PI, chiaramente per le parti che sono compatibili con la strategia e le linee generali del nuovo PAT. I parametri fondamentali di queste linee generali del PAT sono, ad esempio, la quantità complessiva di metri cubi che si possono costruire perché previsti come necessari per la città (il cosiddetto dimensionamento) e la quantità di superficie agricola (superficie agricola utilizzata - SAU) che diventerà altro - cioè la percentuale di SAU trasformabile.
Il PAT viene prima adottato e poi, dopo la raccolta delle osservazioni dei cittadini e le eventuali conseguenti modifiche, viene approvato.
Nel caso di Treviso il PAT è stato adottato dalla precedente Amministrazione, quella "leghista", ed è stato concepito per confermare quelle che erano le previsioni del vecchio PRG a sua volta predisposto durante le giunte "leghiste".
Sul PAT adottato l'attuale maggioranza, durante la campagna elettorale, ha detto il peggio e di più, come aveva già fatto quando era all'opposizione della precedente Giunte. Su queste critiche, peraltro, eravamo d'accordo come dimostra il mio programma elettorale e le dichiarazioni fatte da me in campagna elettorale.
Pur tuttavia, incredibilmente, l'attualità maggioranza, una volta eletta, ha cambiato opinione ed è arrivata, a distanza di due anni e mezzo, all'approvazione dello stesso  PAT che era stato adottato (salvo minime modifiche sostanzialmente peggiorative). Abbiamo già dimostrato come inconsistenti i tentativi di affermare il contrario.

I contenuti
Data questa premessa passiamo ora al contenuto del documento citato nel titolo.
Martedì scorso 15 settembre, infatti, in Consiglio comunale è stato presentato, e approvato dalla Maggioranza, un "documento del Sindaco" di 8 pagine, la prima delle quali è la copertina, per il quale è stata affidata una consulenza specifica che pare costi 17.000 euro se è giusta la cifra indicata nella deliberazione di Giunta n. 179 del 26/6/2015.
Questo "documento" è incredibile perché sostanzialmente afferma che (indico tra virgolette i passaggi letterali presi dal documento):
  • in due anni e mezzo l'amministrazione di Treviso non ha voluto cambiare il PAT. La motivazione di ciò viene definita "tuzioristica" che, come nel caso del piano di rischio aeroportuale per cui tuzioristico è il piano che non vedremo mai, si può ormai ufficialmente tradurre in: "dettata dalla paura";
  • non essendo stato cambiato, per espressa scelta dell'attuale amministrazione, il PAT prima della sua approvazione, il PRG, in quanto perfettamente compatibile, è diventato in pieno il primo PI del Comune di Treviso nonostante il "rischio che rappresenta [...] con particolare riguardo alle sue residue previsioni espansive senza la disponibilità di adeguati strumenti di conoscenza e di valutazione delle pur legittime iniziative immobiliari dei privati". Perciò l'Amministrazione non ha avuto il coraggio di agire tempestivamente per evitare il rischio cementificazione inutile e, per di più, non ha strumenti adatti per comprendere quali iniziative immobiliari siano "utili" o "auspicabili" o, più semplicemente, siano "necessarie" benché abbia precisamente indicato cosa serve e dove confermando il preesistente quadro;
  • l'Amministrazione ha sì "avviato la procedura per l’affidamento dell'incarico di redazione della Variante generale al P.I., ma i tempi che inevitabilmente si richiederanno per l'operatività dell'auspicato strumento sono comunque troppo lunghi rispetto al rischio" indicato sopra. E ciò è abbastanza ovvio essendo stati persi due anni e mezzo per approvare un PAT cha ha fatto salvo il vecchio PRG. Tra l'altro, nonostante le richieste in commissione consiliare, dei contenuti del bando per la variante generale al PI ci è stato impedito di discutere...;
  • si tenta, perciò, solo ora di "promuovere una modificazione normativa al vigente strumento urbanistico, che, nelle more della formazione della Variante Generale al Piano degli Interventi, consenta di limitare ai soli casi nei quali ci si trovi di fronte a comprovate esigenze la promozione di ulteriori investimenti immobiliari in aree non urbanizzate". Con ciò si sancisce che gli attuali strumenti (PAT e PI coincidente con il vecchio PRG), che non si sono voluti modificare, non permettono di evitare un'ulteriore cementificazione limitando gli interventi allo stretto indispensabile;
  • si ritiene, solo ora, di dovere procedere a una "modificazione procedurale che conferisca all'Amministrazione comunale più incisivi livelli di conoscenza nel merito delle proposte di Piano attuativo avanzate dai privati e per conseguenza più adeguati elementi di valutazione dei medesimi in fase di approvazione". Quindi, ad esempio, per l'ex provincia e il relativo progetto presentato da Numeria, il Comune di Treviso, in Consiglio comunale (e io ho votato contrario), ha dichiarato l'interesse pubblico senza una conoscenza adeguata;
  • con la Variante prefigurata dal documento del Sindaco si intende "normare l’acquisizione da parte dell’autorità comunale di più penetranti possibilità di valutazione delle istanze di nuova urbanizzazione, che la pongano nella condizione di meglio decidere nel merito, minimizzando i rischi di spreco ingiustificato del territorio. Pertanto i rischi di spreco ingiustificato del territorio che sono attualmente più che concreti esattamente perché non si è agito per tempo;
  • chi dovrà mettere una pezza a tutte queste manchevolezze degli strumenti di pianificazione comunale, però, sarà il progettista dell'intervento del privato, che dovrà:
  1. a) fornire la "documentazione del quadro esigenziale" perché "l'Amministrazione Comunale ha bisogno di esser messa nella condizione di verificare che le istanze di approvazione di nuovi strumenti urbanistici in zone di espansione o in zone di completamento non provviste di opere di urbanizzazione, corrispondano a una domanda reale". Perciò, come peraltro sostenevano molte osservazioni al PAT respinte dall'Amministrazione, il Comune di Treviso non è in grado di farlo da solo;
  2. garantire "l'affidabilità del soggetto proponente come "promotore urbanistico" " dato che "sul fronte dell'impegno di territorio l'autorità non dispone di alcun elemento per poter valutare se il soggetto, la cui proposta di urbanizzazione sarà approvata, sia o meno nelle condizioni di varare e portare a compimento la trasformazione medesima, della quale comunque è certa la compromissione del suolo". Perciò sarebbe stato oltremodo opportuno, per non dire necessario, fare sì che gli interventi di nuova urbanizzazione fossero nel minore numero possibile poiché l'unica certezza che il Comune attualmente ha è quella della compromissione del suolo.
  3. effettuare "Altre eventuali assimilazioni della normativa alla vigente disciplina in materia di opere pubbliche". Tradotto verrà richiesto al "progettista se esistono spazi per estendere istituti oggi vigenti in seno alla disciplina delle opere pubbliche [es. "valutazione del pubblico interesse" della proposta], che è decisamente più aggiornata e quindi più penetrante in tema di acquisizione degli elementi di valutazione precontrattuale, alla normativa urbanistica in materia di pianificazione attuativa di iniziativa privata". Quindi per ora la valutazione dell'interesse pubblico è fatta su basi traballanti. Come nel caso della ex Provincia?
In sostanza: si riconosce, candidamente, tutto quello di cui il Comune è sprovvisto e di cui, in due anni e mezzo, non si è dotato e che per "tempi troppo lunghi" ancora non avrà. E si propone di riversare sulle spalle del privato le conseguenze dell'incapacità di governo della pubblica amministrazione.

Di per sé il tentativo di mettere una pezza alla inefficacia dell'azione di questa Amministrazione per il contenimento del consumo di suolo e per lo stop al proliferare del cemento sarebbe apprezzabile.
Pur tuttavia è evidente l'inaccettabilità dell'idea di fare pagare il privato per l'incapacità del pubblico anche perché così si apre un'autostrada ai ricorsi di qualsiasi costruttore che si avvalesse di un avvocato anche mediocre contro qualunque provvedimento amministrativo dovesse scaturire da una simile impostazione. Peraltro le conseguenze economiche per le casse comunali di tali ricorsi, destinati a vedere perdente il Comune, graverebbero, al solito, sulle tasche di noi cittadini.
Ulteriore perla del "documento del Sindaco" è la sezione relativa alla Variante al Piano degli Interventi "Aree Verdi", che occupa 2 delle 8 pagine del documento
Si tratta infatti di una variante che deriva dalla semplice applicazione di una legge regionale del 2015 che permette ai privati di "restituire" la capacità edificatoria dei propri terreni, azzerandola negli strumenti di pianificazione.

In altre parole si insericse in un documento "del Sindaco" qualcosa che, in realtà, è una mera conseguenza di legge, peraltro già applicata da moltissimi comuni veneti governati da amministrazioni dei più vari schieramenti politici, e che è subordinata alla volontà che i singoli proprietari di terreni manifestano rispondendo a un avviso pubblicato dal comune.

Tanto è irrilevante la "volontà" del Sindaco che la legge stessa prevede che la suddetta variante sia adottata con una procedura che non prevede affatto il "documento del Sindaco". 
La legge (art. 7 della L.R. 4/2015) infatti recita che il Comune approva una "apposita variante al piano degli interventi (PI) secondo la procedura di cui all’articolo 18, commi da 2 a 6 della legge regionale 23 aprile 2004, n. 11" (L.R. 11/2004). Invece il "documento del Sindaco" è descritto al comma 1 del suddetto articolo 18. Non sarà un caso che la deliberazione votata in consiglio ha per oggetto "Presentazione del Documento del Sindaco – art. 18, comma 1, L.R. 11/2004. “Variante alle Norme di Attuazione” e “Variante Aree Verdi” al Piano degli Interventi".

Chissà se nella parcella della consulenza prestata per la redazione di questo documento entra anche il lavoro necessario a inserire questa parte del tutto inutile.

Detto per inciso: accogliendo alcune delle osservazioni dei cittadini al PAT si sarebbe potuta azzerare la percentuale di SAU trasformabile, cioè azzerare i metri cubi previsti su aree agricole ma neppure questo è stato fatto dall'attuale Amministrazione.

A questo punto è lecito chiedersi per quale astruso motivo il consiglio comunale abbia voluto approvare un simile documento. E scrivo voluto perché è stato pure respinto un emendamento che, giustamente, voleva limitare la pronuncia del Consiglio alla presa d'atto della sola illustrazione da parte del Sindaco di questo documento.

A me vengono in mente due ipotesi:
  1. i consiglieri che hanno votato favorevolmente non hanno compreso il contenuto di quanto hanno approvato;
  2. i consiglieri hanno perfettamente capito ciò che viene sancito nero su bianco nel documento, ma continuano a mistificarne il significato per obbedienza al partito, per timore di una caduta della Giunta, per contropartite politiche o altro.
Sinceramente non saprei quale sia l'ipotesi peggiore per la nostra città di Treviso...

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